Alpibike2005 - da Ceresole Reale a Crissolo

  Lunedì 29 agosto riparto da Ceresole dopo il giorno di riposo, il tempo è uggioso, io ho deciso di evitare il passo della Crocetta preferendogli il colle della Paglia, che ritengo più comodo: questa scelta si rivelerà un colossale errore . Lasciato il mio borsone a Locana, da cui il gentilissimo Matteo Aires del Cai di Viù lo trasporterà a destinazione, risalgo la lunga valle dapprima su strada, poi su sentiero buono , e raggiungo Alpetto attraverso tratti assai melmosi, ma qui la traccia si fa molto labile e solo radi segnavia ormai stinti e qualche ometto mi guidano all'alpeggio sottostante il colle, che appare erboso, ma molto ripido nella parte finale. L'erta che vi conduce si rivelerà il tratto più difficile da me superato: non vi è quasi sentiero, la pendenza è molto forte, faccio anche un paio di scivoloni sui rododendri. Alle 17, dopo sei ore di percorso a spinta e senza aver mangiato nulla, sono sulla forcella e mi affretto a discendere il versante Lanzo (qui sì che vi sono i segnali!) visto l'incombere di grossi nuvoloni ed il carattere affilato della cresta prativa su cui mi trovo.

   

Un'altra ora di discesa a piedi mi porta finalmente al santuario di Ciavanìs e qui finalmente posso montare in sella, dopo aver riparato una improvvida foratura : Matteo mi ha aspettato con apprensione sino a 15 minuti prima, stava quasi per chiamare il soccorso alpino ! Alle 19 sono a Chialamberto, poco dopo arriva l'amico con l'auto per condurmi via strada a Viù, dove conosco il presidente sezionale Vittorio Barbotto e mi incontro con Vittorio Lazzarino di Casale Monferrato, che mi accompagnerà nelle prossime due tappe. Sicuramente il valico da me scelto non è consigliabile , il colle di Perascritta è forse più conveniente in quanto almeno la discesa è tutta su stradella, ma resta da provare la salita sul versante Orco. A questo punto i sentieri lasciano il posto alle grandiose vie alpine del Piemonte, la prima porta Vittorio ed io sul Colombardo, 

 

dove ci incontriamo con Roberto Follis e Germano Croce del CAI Susa, regna grande allegria e possiamo gustarci un bagno di sole, poi inizia la discesa, 

 

durante la quale foro per colpa di un chiodo di 8 cm: come sarà arrivato in questa remota landa di alta quota? La serata a Susa è memorabile, tra fiumi di barbera e grappa , a casa del presidente Giovanni Allemano, infortunato ad una caviglia, ma in gran forma comunque. Chissà perché (in realtà è ovvio...), ma il giorno dopo sul Colle delle Finestre le mie gambe non girano come al solito, nonostante l'assenza del mio borsone, gentilmente trasportato sino al Sestriere: ciononostante, con calma salgo gli innumerevoli tornanti che dai 500 metri di Susa portano ai 2170 del colle, sul quale è passato l'ultimo Giro d'Italia nella tappa decisiva.  

Anche Roberto Bergese del Cai di Moncalieri ci è venuto incontro per salutarmi: dopo il pranzo , lui e Vittorio si congedano ed io proseguo da solo, in un ambiente sempre più simile a quello del romanzo "Il deserto dei Tartari", sino al Colle dell'Assietta e da qui lungo la infinita cresta che porta al Sestriere. Quest'ultima località è di fatto deserta e trasformata in un enorme cantiere, vi stanno realizzando il villaggio olimpico per i Giochi invernali del 2006: per fortuna io vado a pernottare in una casa per ferie nella frazione di Bessè Haut, in mezzo a nugoli di belle ragazzine (e poderosi cuochi che le sorvegliano!). Mancano ormai solo 10 tappe alle conclusione di questo splendido viaggio: un sole magnifico saluta il mio transito nella Valle Argentera, ma presto neri nuvoloni oscurano il cielo e inizia a piovere poco sotto il colle della Longia, dal quale una lunghissima discesa non ciclabile porta a Ghigo: l'acqua dal cielo pur se sottile mi ha accompagnato per tutta la calata e così arrivo tutto infangato e bagnato al posto tappa. 

 

Ghigo è la prima delle località valdesi che attraverserò, in paese vi è solo il tempio di questa confessione religiosa e non l'usuale chiesa cattolica; spesso transitano per le vie del borgo mandrie di mucche che vanno al pascolo, però qui trovo finalmente un negozio ben fornito ove acquistare un nuovo ciclocomputer, quello di prima ha ceduto nella discesa dal Nivolet a Ceresole . Il percorso da me scelto per proseguire mi porta al lago del Lauson per una lunga salita sterrata, poi una mulattiera mi fa compiere una lunga traversata (ennesimo temporale, mi riparo sotto un anfratto) fino al col de Laz'arà: radure incantate precedono questa sella da cui calo sotto altri grossi nuvoloni a Pramollo, dove arrivo proprio insieme alle prime grosse gocce. 

 

Ormai il tempo si sta guastando, ma mi regala ancora una bella giornata di sole per valicare la sella della Vaccera, 

 

scavalcare il colletto di Paesana e vedere il prologo del raduno delle Vespe nel paese omonimo:

   

la salita a Crissolo la faccio in bus, perché oggi dovrebbe essere giorno di riposo... invece ho percorso egualmente 57 chilometri! Sono così arrivato nel luogo in cui nel 1863 fu fondato il club alpino italiano: una grande targa ricorda l'evento e persino l'hotel in cui pernotto porta il nome del nostro sodalizio ... più CAI di così! In compenso i miei freni sono ormai molto consumati e sono costretto a tornare a Paesana in autostop per scomodare un negoziante che molto gentilmente riapre per me alle 19.40 : ho scoperto che basta dire la parola magica "pedalo da Trieste..." e tutti si fanno in quattro! Sette tappe all'arrivo , sento quasi aria di mare, ce la farò senza contrattempi? ----------------------------------------------------------------------------- 

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